Il Fenomeno Baader-Meinhof

Potreste aver sentito parlare del fenomeno Baader-Meinhof di recente. Se non fosse così potrebbe accadervi di sentirlo nominare presto. Di cosa si tratta ? E’ un fenomeno per il quale poco dopo aver appreso un’informazione particolarmente insolita ed inusuale oppure aver sentito una parola od un nome poco familiare, capita di iniziare ad incontrare tale termine nuovamente, spesso in maniera ricorrente ed in un breve lasso di tempo. Ogni volta che avete pensato “Che strano, ho giusto sentito parlare di questa cosa pochi giorni fa”, state sperimentando il fenomeno Baader-Meinhof.

Moltissime persone hanno vissuto il fenomeno più spesso di altre. Nonostante la Scienza affermi che un mondo complesso come il nostro crei i presupposti per coincidenze frequenti, la ricorrenza e la precisione con la quale tale fenomeno si presenta rendono questa spiegazione troppo semplicistica.

Si tenga invece in considerazione che il cervello umano è altamente specializzato nel riconoscere gli schemi ed i modelli (detti anche pattern) ricorrenti, una caratteristica che è molto utile ai fini dell’apprendimento ma che è anche la causa per la quale diamo troppa importanza ad eventi che in realtà non sono particolarmente degni di nota.

Considerando il numero di parole, nomi e concetti ai quali ogni persona è esposta ogni giorno, non è per nulla sorprendente che saltuariamente si incontrino di nuovo le stesse informazioni in un breve arco di tempo. Quando una sequenza di informazioni identiche ha luogo, il cervello promuove tali ricordi dando loro maggiore importanza. Ciò che fatichiamo a notare sono invece le centinaia se non migliaia di informazioni che non sono ripetute, in quanto non vanno a formare schemi che il cervello riconosce come importanti. Questa tendenza ad ignorare ciò che non è interessante è un esempio di attenzione selettiva.

Tuttavia si consideri che le coincidenze stesse sono frutto di un processo mentale e che gli esseri umani tendono a sottostimare le probabilità che due eventi si ripetano. Ciò fa si che quando udiamo un termine nuovo per la seconda volta reagiamo come se ci trovassimo di fronte a qualcosa di più di una semplice coincidenza. Questo avviene perché il fenomeno Baader-Meinhof è amplificato dall’effetto recency ossia la naturale tendenza della memoria ad essere più sensibile agli eventi accaduti o narrati di recente.
A volte questo fenomeno è confuso con il principio della sincronicità, il quale si manifesta in modo simile ma è basato su teorie più complesse.

L’origine del nome di questo fenomeno non è certa. Tuttavia il fatto che abbia la stessa denominazione della sanguinaria organizzazione terroristica tedesca RAF (detta anche Banda Baader-Meinhof) non è casuale. Il St. Paul Pioneer Press, importante giornale del Minnesota, pubblicò per primo un articolo che mise in evidenza il fenomeno, utilizzando come esempio proprio il termine “Baader-Meinhof”.

Essere Smemorati E’ Importante

Un importante studio ha per primo registrato delle immagini del cervello durante l’attività di cancellazione dei ricordi fonte di distrazione. Questa scoperta rivela perché ricordarsi i dettagli insignificanti non è necessariamente una buona abitudine.

Il dr. Anthony Wagner, responsabile della ricerca condotta presso il Standford Memory Laboratory della Stanford University, spiega che le persone spesso hanno difficoltà a ricordarsi le nuove password in quanto il cervello è distratto da tutte le attuali e vecchie password memorizzate e che nel momento in cui il cervello riesce a dimenticare le combinazioni o password inutili è più facile memorizzare le nuove informazioni.

Michael Anderson, un professore di neuroscienze cognitive presso l’Università dell’Oregon ed esperto dell’argomento,  precisa che stando a questo tipo di ricerche un corso ideale di perfezionamento ed aumento della memoria “dovrebbe includere delle lezioni su come alterare e compromettere i propri ricordi. La vostra testa è piena di un numero sorprendente di cose che non avete bisogno di sapere”.

Sembrerebbe un controsenso, eppure essere bravi nel “dimenticare” è ciò permette a molte persone di avere una grande memoria. Durante la ricerca del dr. Wagner i partecipanti più efficienti furono quelli in grado di dimenticarsi informazioni irrilevanti. Il test eseguito prevedeva la memorizzazione di parole per dimostrare che il cervello sceglie di ricordare informazioni che pensa possano essere rilevanti, mentre cancella attivamente ricordi simili ma meno utilizzati e presumibilmente meno utili. Questo processo sembra essere indispensabile per organizzare i ricordi ed evitare il disordine.

“Ogni volta che state cercando di ricordare qualcosa il cervello si riorganizza effettuando un costante lavoro di rivalutazione dei ricordi al fine di dare loro la giusta importanza.” spiega Brice Kuhl, membro del team di ricerca, “Con questo semplice test studiamo come il cervello organizzi la memoria al fine di indebolire i ricordi che causano conflitto e confusione. Questo è un processo che probabilmente avviene di continuo”.

Quindi il cervello non può lavorare velocemente ed in maniera efficace se non avesse la capacità di dimenticare ciò che valuta possa essere irrilevante. La mente umana non gradisce essere ingolfata dalle informazioni superflue. Forse è per questo che non riusciamo a ricordare molto di quanto c’è stato insegnato durante le lezioni di algebra.

APPROFONDIMENTI e RISORSE ESTERNE

http://news-service.stanford.edu/pr/2007/pr-memory-060607.html

Le Allucinazioni di Charles Bonnet

La vita tranquilla di uno studioso di animali e piante di nome Charles Bonnet, fu turbata nell’anno 1760 quando suo padre iniziò a provare una serie di stravaganti allucinazioni. L’ottantanovenne Charles Lullin sperimentò infatti visioni di persone, animali, edifici, carrozze ed altri oggetti che si gli presentarono davanti in maniera vivida, molto più vivida di quel piccolo angolo di realtà distorta che riusciva ancora a vedere attraverso le sue forti cataratte.

Il padre di Bonnet non presentava alcun sintomo di demenza ed il suo stato di salute, tranne per queste intense allucinazioni, appariva piuttosto buono. Oltretutto era ben consapevole che ciò che vedeva non era reale. Charles Bonnet catalogò queste stravaganti visioni e col passare del tempo questi sintomi furono successivamente classificati come la “Sindrome di Charles Bonnet”. Molti casi simili furono registrati nei decenni successivi, e benché si pensasse fosse una malattia rara, recentemente è risultata essere piuttosto diffusa.

Per le persone colpite da questa sindrome, il mondo è occasionalmente adornato in maniera irreale. A seconda dei casi, qualcuno potrebbe vedere le superfici coperte da motivi inesistenti (immaginate per esempio che la parete di fronte a voi sia improvvisamente coperta da una stravagante carta da parati) mentre altre persone vedono inafferrabili oggetti dettagliati in maniera sorprendentemente minuziosa. A volte una porzione significante della realtà viene alterata (per esempio una semplice scala che diventa uno scosceso dirupo). Queste visioni possono durare secondi, minuti o addirittura ore.

La maggior parte delle persone affette dalla Sindrome di Charles Bonnet si trovano nei primi stadi del processo che porta alla perdita della vista e queste allucinazioni di solito iniziano quando ancora vedono ma la loro capacità di vedere sta leggermente e lentamente diminuendo. La causa più comune di questa grave perdita è la degenerazione della macula o degenerazione maculare, una malattia dove certe cellule fotosensibili della retina funzionano male causando un lento ingrandimento del “punto cieco” al centro della visione.

Altri problemi oculari quali il glaucoma e la cataratta possono causare i sintomi di questa sindrome ed in alcuni casi è stata diagnosticata anche a persone senza problemi alla vista. La probabilità di riscontrare queste allucinazioni sembra aumentare nelle persone con scarsa vita sociale. Persino le persone ipovedenti fin dalla nascita possono essere interessati da queste visioni, restando ovviamente sbigottite dalla loro chiarezza e complessità.

Una percentuale significativa di pazienti descrive inoltre la visione di teste fluttuanti in continuo movimento che periodicamente entrano nel loro campo visivo. Queste hanno solitamente occhi sbarrati, denti pronunciati e caratteristiche che potrebbero ricordare un gargoyle. Raramente si tratta di volti noti, e, pur presentando espressioni piacevoli, hanno l’inquietante caratteristica di cercare frequentemente un contatto visivo. Pur non essendo minacciose quindi, queste visioni non sono facili da scacciare. Inoltre, data la basilare tendenza dell’essere umano a credere ai propri sensi, queste allucinazioni possono accendere un forte conflitto tra le emozioni e la ragione.

In un’ironica dimostrazione della loro intatta razionalità, molte delle persone afflitte dalla sindrome di  Charles Bonnet scelgono di non parlare di queste loro visioni per paura che la loro sanità mentale possa essere opinata. Per contro, persone con psicosi tendono a immergersi in elaborate finzioni per spiegare le loro allucinazioni e raramente si interrogano sulla propria sanità mentale.

Una precisa causa che origina la Sindrome di Charles Bonnet non è ad oggi conosciuta, ma una teoria diffusa sostiene che il cervello stia semplicemente tentando di compensare un ridotto stimolo visivo. Si consideri che un essere umano sano riceve ogni secondo dal senso della vista qualcosa come 8 Megabit di dati, una banda di informazioni ben più larga delle normali connessioni ADSL. La corteccia visiva è il sistema più massiccio nel cervello umano, ed è stipata di connessioni in grado di manipolare il flusso di informazioni proveniente dagli occhi prima di consegnare questo al resto del cervello. Quando una malattia riduce questo flusso di informazioni un numero straordinario di neuroni restano inutilizzati.

E’ cosa nota che il cervello umano sia in grado di gestire una situazione di cecità parziale. Ogni occhio umano ha un punto cieco dove il nervo ottico si collega alla retina e si dirama attraverso questa. La corteccia visiva riempie automaticamente questi punti ciechi estrapolando ciò che dovrebbe vedere dai dettagli prossimi a questi punti. Poiché i punti ciechi di una persona non si sovrappongono, il cervello  effettua una sovrapposizione delle informazioni provenienti dai due occhi (se questi sono entrambi attivi).

Potete percepire il vostro “blind-spot” (punto cieco) utilizzando l’immagine seguente. E’ necessario sedersi di fronte al monitor e coprire un occhio. Fissate una di queste lettere e trovate, spostandovi avanti o indietro la giusta distanza alla quale il punto nero a destra scomparirà.

Punto Cieco

E’ interessante notare come il cervello abbia la capacità di dare all’area interessata dal punto cieco lo stesso colore dello sfondo e come sia inoltre in grado di completare la linea che passa attraverso di esso.

In una situazione di cecità via via crescente, è possibile quindi che il cervello tenti di riempire la progressiva mancanza di informazioni causata dalle nuove aree buie che si sono venute a creare. Poichè gli occhi stanno inviando una quantità di dati sempre più ridotta  e con una percentuale di errore empre maggiore, la corteccia visiva può generare un numero crescente di supposizioni grossolane.
Questa ipotesi è supportata anche dai risultati degli esperimenti di privazione sensoriale; i soggetti provano allucinazioni quando posti in ambienti con assenza totale di luce per lunghi periodi.

La percezione umana è piuttosto imperfetta, al punto che anche un cervello sano deve costruire una consistente porzione di dati per fornirci un senso completo di ciò che ci circonda. Ciò dovrebbe indurre a chiederci quanto della realtà che ci circonda è una percezione comune e quanto è solo una nostra personale visione dell’universo.

APPROFONDIMENTI e RISORSE ESTERNE